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IL DOCUMENTO COSTITUTIVO DELLA "ETTORE MUTI"

Dopo l’ annuncio dell’ armistizio dell’ 8 Settembre 1943, 18  uomini, con in testa Franco Colombo (Alemagna,Asti,Beltramini,Bottini,Cappi,Carboni,Dalla Porta,Galbiati,i fratelli Bongi,i fratelli La Medica,Lo Po’,Mistetta,Nervi, Porcelli) riaprono la sede del PNF in Piazza San Sepolcro, alcuni giorni dopo, il 16 Settembre 1943, lo stesso Colombo fondò la prima squadra d’azione del ricostituito partito fascista intitolandola “Ettore Muti” primo nucleo di quella che nel Marzo 1944 sarebbe diventata L’ omonima “Legione Autonoma Muti” Fra le varie squadre d’ azione costituitesi all’ interno della federazione milanese del PNF la “Muti” assunse il compito di difendere la sede del partito in piazza San Sepolcro. Dopo l’ uccisione del Federale di Milano Aldo Resega avventa il 18 Dicembre 1943, la “Muti” svolse anche il compito di vigilanza dei luoghi strategici della città. La prima sede della “Muti” venne allestita in alcuni locali che davano su Via Zecca Vecchia. Il 19 febbraio 1944, a Ravenna,  un reparto con alla testa Colombo partecipò alla tumulazione nella tomba di famiglia, del corpo di Ettore Muti. Franco Colombo nato il 26 luglio 1899, fu uno dei ragazzi del 99, combattendo nella prima guerra mondiale, nella neonata aviazione come semplice soldato, nel 1920 entrò nella Squadra d’ Azione “Randaccio” partecipando alle lotte pre marcia su Roma. Nel 1925 venne nominato fiduciario del Gruppo Rionale “Montegani” fino a quando venne coinvolto in irregolarità amministrative e sospettato di essere coinvolto nell’ omicidio avvenuto nel 1926 dell’ ispettore Generale Stefano Gravaglia. Arrestato e processato Colombo venne assolto ma espulso dal partito, e licenziato dal posto di lavoro presso l’ Ente Enologico. Colombo fece quindi il rappresentante e nel 1930 sposò Angela Pasetti dalla quale ebbe una figlia Emma. Rimasto ai margini del partito Colombo ricomparve dopo il 25 Luglio 1943 organizzando una rete di resistenza fascista collegata ad Ettore Muti. Il SIM e i carabinieri, dopo aver ucciso Ettore Muti, compirono numerosi arresti,  Colombo pur ricercato riuscì ad evitare la cattura. 

                                    la prima pagina del secondo numero del giornale della Muti
“E per il ricordo del lontano 1919 e per la pressante urgenza dell’ora corrente, nasce così la squadra d’azione che, ormai è storia, ha saputo, nel momento del marasma che poteva essere mortale, tenere Milano. Diciotto uomini in tutto. Anche ciò è storia. Diciotto uomini in tutto. La prima squadra del futuro Esercito repubblicano. Ma a questa squadra bisognava dare un nome, bisognava dare un Comandante. E con la spontanea e non mai fallibile investitura che dal basso proviene, il Comandante è consacrato Franco Colombo. E con altrettanta spontaneità si è scelto il nome che distinguerà la squadra: prende essa il nome di colui che D’Annunzio predilesse e chiamò “Gim”, “Piccolo filibustiere”, di colui che fu il più bel guerriero della nostra razza, del cavaliere di una rivoluzione che nacque nei borghi e si irradiò nei continenti: Ettore Muti". 
Così, sul giornale della Legione vengono ricostruiti i momenti fondativi: sarà il caso di ricordare che la squadra d’azione “Ettore Muti” nasce il 18 settembre del ’43. Poi arriveranno la “Folgore”, la “Nazario Sauro”, la “Garibaldi” e la “Me ne frego” che confluiranno tutte nella Legione, all’atto della sua costituzione, nel marzo del ‘44

DOCUMENTO RELATIVO ALL’ UCCISIONE DI ETTORE MUTI PUBBLICATO DAL “CORRIERE DELLA SERA” IL 20 DICEMBRE 1944 E TRATTO DAL GIORNALE “SIAM FATTI COSI’”DELLA LEGIONE

24 SETTEMBRE 1943
LA PRIMA COMMEMORAZIONE FUNEBRE  IN SUFFRAGIO
 DI ETTORE MUTI DOPO LA COSTITUZIONE DELLA R.S.I.

La Legione autonoma mobile Ettore Muti fu un corpo militare della Repubblica Sociale Italiana , composto principalmente da elementi del fascismo milanese, integrati da volontari della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che principalmente nella provincia di Milano e nel cuneese fra il 18 marzo 1944 ed il 27 aprile 1945.
Il reparto fu intitolato a Ettore Muti, pluridecorato della prima guerra mondiale, della guerra civile spagnola e della seconda guerra mondiale, assassinato nel 1943



DAL GIORNALE  SVEGLIA! ANNO 1 NUMERO 6 DEL 16 AGOSTO 1944

QUESTO FU QUELLO PRESCELTO
“Dall’abisso siamo sorti contro i vili siam insorti al richiamo dell’Onore con l’antico nostro ardore. Siam le vecchie Fiamme Nere, siam le nuove balde schiere. Or l’Italia sorgerà contro tutti vincerà! Noi della “Muti” siamo il fiore, l’eterna gioventù della Patria che risorge per difender l’antica civiltà. Noi della “Muti” combattiamo sprezzanti della morte, or sull’orma dell’Eroe la vittoria al fin ci arriderà. Divampò la Fiamma Nera della nostra primavera che distrusse il tradimento con la fede e l’ardimento. Noi l’Italia salveremo con ardor noi pugneremo per scacciare l’invasor che dilania il nostro cuor. Noi della “Muti” siamo il fiore, l’eterna gioventù della Patria che risorge per difender l’antica civiltà. Noi della “Muti” combattiamo sprezzanti della morte, or sull’orma dell’Eroe la vittoria al fin ci arriderà. Noi della “Muti” combattiamo sprezzanti della morte Mussolini che ci guida alla vittoria ancor ci porterà!”

Il 25 ottobre del 1944, Pavolini si reca in visita alla sede della Muti, in via Rovello . Fa un breve discorso, consuma lì il rancio, si intrattiene con i Mutini, firma le tessere del PFR e testimonia il suo apprezzamento col biglietto in foto







UFFICIALI E SOTTUFFICIALI DELLA 
LEGIONE AUTONOMA "ETTORE MUTI"
Forza della legione : Ufficiali 69, sottufficiali 89, graduati 44, 
arditi 1.306, per un totale di 1.508 effettivi.

La forza della Muti all' Ottobre 1944





 

L’immagine passata alla storia della Legione Autonoma Ettore Muti è quella di una banda di sadici e grassatori, odiati dalla popolazione milanese e sradicati da ogni forma di civile convivenza, compresa quella familiare
Non è proprio così. Per esempio, dal libro indicato sotto prendo queste informazioni in controtendenza:
1. “La prima azione in assoluto della squadra (che poi diventerà Legione ndr) è l’arresto di alcuni individui responsabili di aiutare prigionieri inglesi fuggiti dai campi di prigionia. Qualche giorno dopo arrestano anche un tizio in possesso di un quintale di riso che, almeno secondo il Corriere della Sera, distribuiscono ai bisognosi”
2. “Al Policlinico (nel padiglione riservato ai mutini feriti ndr) era prevista la presenza di un ostetrico e di un ginecologo, che indica che l’accesso ai servizi sanitari era esteso alle mogli degli Arditi”
3. “La Legione (era) una grande famiglia allargata, con iniziative di carattere assistenziale e benefico. Ad esempio, per la befana fascista del ’44, la Legione aveva organizzato uno spettacolo di marionette per i 692 bambini figli degli Arditi. Alla fine dello spettacolo erano stati distribuiti dolci con la cioccolata, giocattoli, mandarini e cioccolatini, ed era stata data la possibilità ai più piccoli di inviare un saluto ai padri in zona di operazioni grazie ad una trasmissione radiofonica”
4. “Memore della sua infanzia modesta, da sempre latore di un populismo generoso ed ambiguo, Colombo aveva anche sperato di inaugurare una fondazione intitolata a sua madre Irene, dotata di omonima colonia idroterapica, il cui compito sarebbe stato quello di assistere sia i figli degli Arditi sia quelli delle famiglie bisognose. La colonia avrebbe dovuto disporre di piscina, campo da tennis e pallacanestro, pattinaggio a rotelle, tiro a segno, pista con percorso a ostacoli, ambulatorio, giardino di infanzia, cucina e refettorio comune, auditorium, e infine sarebbe stato previsto anche un servizio di tram apposito”
5. “Nella caserma di via Rovello…la legione aveva istituito un magazzino popolare dove le famiglie più bisognose potevano ritirare gratuitamente generi alimentari, articoli di abbigliamento, stoffa, tela, etc”
6. Colombo aveva ordinatori suoi uomini di allestire un pascolo-latteria a parco Sempione, con una ventina di vacche confiscate in campagna a contadini collaboratori dei partigiani, e la distribuzione del latte alla popolazione avveniva con regolarità
(in: Massimiliano Griner, La pupilla del duce, Torino 2004)

Nelle foto sotto, due documenti relativi alle iniziative cui si fa ceno



INNO DELLA LEGIONE

Dallabisso siamo sorti,
contro i vili siamo insorti,
al richiamo dellonore,
con lantico nostro amore.
 
Siam le vecchie Fiamme Nere,
siam le nuove balde schiere;
or lItalia sorgerà,
contro tutti vincerà!
 
Noi della Muti
siamo il fiore, leterna gioventù
della Patria che risorge
per difender lantica civiltà.
 
Noi della Muti
combattiamo sprezzanti della morte,
or sullerma dellEroe
la vittoria alfin ci arriderà.
 
Divampò la fiamma nera
della nostra primavera
che distrusse il tradimento
con la fede e lardimento.
 
Noi lItalia salveremo,
con ardor noi pugneremo
per scacciare linvasor
che dilania il nostro cuor.
 
Noi della Muti
siamo il fiore, leterna gioventù
della Patria che risorge
per difender lantica civiltà.
 
Noi della Muti
combattiamo sprezzanti della morte,
or sullerma dellEroe
la vittoria alfin ci arriderà.
 
Noi della Muti
combattiamo sprezzanti della morte,
Mussolini che ci guida
alla vittoria ancor ci porterà.

Questa è la tessera della Squadra originaria, non ancora diventata Legione



La Squadra d'azione "Ettore Muti"
L'11 settembre 1943, con la consegna da parte del generale Vittorio Ruggero, Milano venne occupata dalla Prima Divisione Granatieri Corazzati Leibstandarte. Pochi giorni dopo, il 18 settembre 1943, fu costituita ufficialmente la "Squadra d'Azione Ettore Muti" inglobando altre quattro squadre formatesi precedentemente sotto il comando dell'ex squadrista Francesco Colombo. Le prime reclute furono arruolate tra fascisti di provata fede.
Quando Aldo Resega lo incontrò per la prima volta dopo la costituzione della RSI gli contestò la presenza all'interno della propria squadra di alcuni elementi di dubbia moralità e gli chiese di operare una selezione, Colombo gli rispose:
« Quando Garibaldi partì da Quarto per andare a liberare l'Italia non chiese ai suoi garibaldini di presentare all'imbarco sul Rubattino il

certificato penale...Eppure fece l'Italia! Io, che tu definisci un balordo, con i miei balordi, farò piazza pulita dai traditori, dai gerarchi vigliacchi, dall'antifascismo...Li hai visti i gerarconi di allora aderire al nuovo fascismo repubblicano? No!... quelli non ci sono più: hanno tradito! Ma ci siamo noi ora, stà tranquillo, Resega, che ce la faremo! Tutti i giorni ci ammazzano e tu vuoi che si faccia la fine del topo? Quali forze abbiamo che facciano rispettare le nostre vite, le nostre famiglie e le nostre case? Ora provvederà lo squadrismo milanese! »
(Francesco Colombo rispondendo alle obiezioni del federale Aldo Resega)
Questa presa di posizione determinò la nascita di due distinte correnti nella città di Milano: quella "moderata", che faceva capo allo stesso federale Aldo Resega e poi a Vincenzo Costa e sostanzialmente alla maggioranza degli iscritti al Partito Fascista Repubblicano, e quella estremista, capeggiata dal comandante della "Muti" Francesco Colombo.
Le squadre si dispiegarono inizialmente in difesa delle sedi di partito che poco alla volta venivano riaperte. La prima azione compiuta dagli uomini di Colombo fu l'arresto di alcune persone che avevano favorito l'evasione di un imprecisato numero di prigionieri di guerra inglesi, e alcuni giorni dopo l'arresto di un borsanerista. A quest'ultimo fu sequestrato circa un quintale di riso che fu poi distribuito alla popolazione. Le uccisioni di fascisti isolati, effettuati dai GAP, come quell'industriale Gerolamo Crivelli il 25 novembre e dello squadrista Primiero Lamperti il 9 dicembre, acuirono i contrasti.


Milano la sede della Legione E. Muti  

Milano la sede della Legione E. Muti  
al centro Francesco Colombo


IN PRIMA FILA AL CENTRO AMPELIO SPADONI E FRANCO COLOMBO
MILANO NOVEMBRE 1943
UN REPARTO DELLA LEGIONE AUTONOMA “ETTORE MUTI”


GRUPPO DI LEGIONARI DAVANTI A UNA CASERMA
Arditi della compagnia Barogiotta delle legione autonoma Ettore Muti 
con al centro il tenente Italo Salines

matrimonio in caserma

la Muti non fu solo un Reparto ”antipartigiano”

La lettura dei documenti pubblicati nel libro, consente di meglio conoscere la storia della Legione Autonoma Muti “dal di dentro”. In verità, alcune cose (per es. la distribuzione pubblica di riso e carne sequestrati ai borsaneristi, o il contrasto a fenomeni delinquenziali diffusi in quei tempi di crisi, quali lo svaligiamento di stabilimenti e private abitazioni “appetibili”) erano già accennate nella pubblicistica, qui ci sono i dettagli, che confermano l’impegno “nel sociale” (come si direbbe oggi) di Franco Colombo.
Ecco, per esempio: “7 dicembre 1944: Anche a cura ed iniziativa del CVomando della Legione, è stata costituita una Poliambulanza nella caserma di Viale Montello, che si intitola “Fratelli Bergamaschi”. La Poliambulanza che si gioverà di parecchie specialità entrerà in funzione nei prossimi giorni....si propone, inoltre di distribuire gratuitamente medicinali alle categorie meno abbienti”. E infatti, un mese dopo: “9 gennaio 1945: la Legione ha aperto i servizi sanitari della Poliambulanza “Fratelli Bergamaschi”, costituita a cura della Legione stessa e nella quale potranno trovare cure e assistenza, gratuitamente, le famiglie bisognose di Milano e i profughi delle terre invase. La poliambulanza, che si gioverà delle seguenti specialità, e i cui titolari sono specialisti di chiaro nome, sarà diretta dal Capo dei Servizi sanitari della Legione: consulenza medica : giovedì 11-18; medicina generale: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì 14-16, martedì e sabato 10-12; Malattie dei bambini: lunedì, mercoledì e venerdì 11,30-12,30.....(seguono giorni ed orari per Chirurgia Generale, Ortopedia, Naso-Gola-Orecchi, Ostetricia-Ginecologia”)

IN PRIMA FILA AL CENTRO AMPELIO SPADONI E FRANCO COLOMBO

Volantino "di pace", lanciato in zone infestate da bande partigiane, firmato da Franco Colombo e pubblicato sul nr 2 di "Siam fatti così", giornale della LAM "Muti"

Telegramma di Mussolini a Colombo nel primo anniversario della fondazione della Muti


I contrasti col Federale di Milano Aldo Resega
L'11 dicembre 1943, il direttorio del Partito Fascista Repubblicano, presieduto dal federale di Milano Aldo Resega, decise di epurare gli elementi più riottosi (di cui si decise di stendere un elenco) e di inquadrare poi gli altri elementi nelle fila della GNR.
Il 16 dicembre, come testimoniato dal vice federale Vincenzo Costa, si approvò nel corso di una riunione del PFR lo scioglimento della Squadra d'Azione:
« Resega aveva presentato un elenco di elementi dal passato turbolento, già espulsi dal vecchio partito e tra quelli da eliminare dalla vita politica del nuovo partito erano nomi noti, tra i quali Alemagna, vice comandante della squadra Muti, e l'avvocato Mistretta. Anche il capo della squadra politica aveva redatto un simile elenco che in qualche caso coincideva con quello di Resega. Lo scioglimento delle squadre d'azione avrebbe provocato certamente la ribellione di alcuni loro componenti, che avrebbero visto nei provvedimenti un cedimento che lasciava campo libero agli antifascisti; il questore Coglitore assicurò al ministro degli Interni che l'arresto dei designati all'epurazione sarebbe avvenuto da mezzanotte all'alba del 19 dicembre con un'operazione simultanea. »
(Vincenzo Costa nel suo diario in data 16 dicembre 1943)

Le uccisioni commesse dai GAP, di Piero de Angeli la sera stessa e la mattina dopo dello stesso federale Aldo Resega, fecero tuttavia prevalere momentaneamente la fazione di Colombo e della sua Squadra che portò a capo della federazione milanese Dante Boattini. Il questore Domenico Coglitore, che si era dimesso in seguito all'omicidio di Aldo Resega, fu sostituito con il colonnello Camillo Santamaria Nicolini. Il nuovo federale Boattini decise di non procedere più allo scioglimento della "Muti".



Battaglione Ausiliario della GNR
Nel periodo seguente la Squadra Muti assunse la denominazione di "Battaglione Ausiliario della GNR" anche se in realtà continuò a rimanere autonoma rispetto alla Guardia Nazionale Repubblicana.
La Muti fu impiegata nel corso degli scioperi iniziati il 1º marzo 1944 per ripristinare i servizi essenziali, in particolare conducendo i tram cittadini al posto dei tranvieri.
La Legione Autonoma Mobile Ettore Muti

Nasce la Legione
La Legione Autonoma Mobile Ettore Muti nacque ufficialmente il 18 marzo 1944:
« E' costituita con sede a Milano, la Legione Autonoma Mobile "Ettore Muti", che riassume nei suoi battaglioni permanenti e di riserva, i componenti delle ex squadre d'azione. La legione conserva e potenzia nelle sue formazioni lo spirito volontaristico e il mistico sentimento del sacrificio dello squadrismo, consacrato nelle lotte contro le forze del disordine e su tutti i fronti di guerra. »
(Articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 16 marzo 1944)
Fu posta alla dipendenza del Ministero degli Interni e, essendo un reparto militare, ebbe la qualifica di "Forza armata di Polizia". Francesco Colombo ne divenne comandante e fu nominato questore dal Ministro degli Interni, grado corrispondente nell'esercito al grado di colonnello.
Il comando della legione


LA STAMPA 19 MARZO 1945


Questa, è la tessera di un’altra Squadra, la “Me ne frego”, nata per germinazione spontanea, 
ad opera di qualche reduce del ’21, dopo l’8 settembre. Confluiranno tutte nella Muti


LIBRETTO PERSONALE DEI LEGIONARI DELLA MUTI



OTTOBRE 1944

Il numero 9 di" Siam fatti così"  il giornale della Muti
 rende omaggio ai franchi tiratori fiorentini
Nel Marzo 1944  il manifesto murale 70x100  "LA VOCE DELLA VERITA" numero 3, creato e redatto dal capo Ufficio stampa della Federazione Repubblicana Fascista di Alessandria, recava in alto a sinistra identica notizia , accreditandola anche a  donne fiorentine

MILANO AREA CIVICA- COLOMBO MOSTRA AL CAPO DELLA PROVINCIA MARIO BASSI UN CARRO LEGGERO IN DOTAZIONE ALLA LEGIONE

Estate 1944, via Rovello 2

Manifestazione fascista all'interno della sede della Muti. Da sinistra sul palco: Franco Colombo, comandante della Muti, e, alla sua sinistra, Vincenzo Costa, segretario della Federazione fascista e comandante della Brigata nera Aldo Resega

I comandanti furono:


Francesco Colombo, detto Franco: Comandante. Ex squadrista, fondatore nel 1943 della squadra d'azione Ettore Muti da cui, fusa con altre squadre d'azione, si sviluppò l'intera Legione "Muti".
Ampelio Spadoni: vicecomandante. Nato nel 1906, volontario in Etiopia nel 1936 con una Divisione di Camicie Nere, imprenditore ad Asmara e di nuovo combattente nella guerra di Grecia tra il 1941 ed il 1942. Fu promosso tenente colonnello da Colombo in quanto considerato la "vera anima militare del gruppo". Si occupò in particolare di coordinare tutti i reparti dislocati in Piemonte.
Luciano Folli: vicecomandante.
Gastone Gorrieri: responsabile ufficio stampa. Giornalista, nato in provincia di Grosseto nel 1894, curò la pubblicazione "Siam fatti così!".

DOCUMENTO RELATIVO AL FERMO E ALL'UCCISIONE
 DEL COMANDANTE FRANCO COLOMBO


La Legione Autonoma Mobile Ettore Muti fu suddivisa in due battaglioni permanenti intitolati a due dei caduti del dicembre precedente uccisi per strada dai gappisti, il pilota Piero de Angeli e l'ex federale Aldo Resega. I volontari della Muti assunsero l'appellativo di "Arditi della Muti":
il 1º Battaglione “Aldo Resega” di città, di stanza in Milano e operante in tutta la provincia, composto da 1.500 arditi.
il 2º Battaglione “De Angeli” di campagna, dislocato in Piemonte e nel piacentino, composto da circa 800 arditi.
La Compagnia speciale "Baragiotta"
A questi si affiancarono altri sette battaglioni "ausiliari" di limitata entità.
Nel luglio 1944 assunse la nuova denominazione di "Legione Autonoma di Polizia Ettore Muti" e fu posta sotto il comando del capo della provincia Piero Parini. I battaglioni "ausiliari" furono sciolti e ricostituiti in compagnie di circa cento uomini ciascuna. Fu costituito inoltre il Battaglione di riserva "Luigi Russo".

In Piemonte
Tra il 18 e il 23 marzo il 1º Battaglione “Aldo Resega”, il 2º Battaglione “De Angeli” e la Compagnia speciale "Baragiotta" furono dislocati nel cuneese di presidio ai piccoli centri. Qui si scontrarono principalmente con le formazioni partigiane. Tra il 25 marzo e il 2 aprile si svolse l'operazione Wien per contrastare le formazioni partigiane. Il 5 aprile morì in seguito alle ferite riportate l'ardito Luigi Russo, il primo caduto della Legione. Il 12 aprile si svolse l'operazione Stuttgart. Il 28 maggio partì l'operazione Hamburg, che si concluse il 3 giugno.
In seguito alla ristrutturazione della Legione "Muti", avvenuta nel luglio 1944, l'"Aldo Resega" fu sciolto e i reparti ricostituiti in compagnie. Queste, unitamente a una compagnia del Piero De Angeli, furono riuniti in un unico battaglione, il "Cuneo". A fine giugno anche il battaglione "Cuneo" rientrò a Milano ove fu sciolto. I presidi nella provincia di Cuneo e nell'astigiano furono rilevati dalla Compagnia "Savino" e dalla Compagnia "Figini", in seguito rinforzate da altre Compagnie. Il 30 agosto si concluse il ciclo operativo dalla Legione Autonoma Mobile Ettore Muti nel basso Piemonte e tutte le compagnie rientrarono a Milano (Compagnia "Domenico Savino", Compagnia "Umberto Bardelli", Compagnia "Plinio Figini", Compagnia "Francesco Tedeschi" e Compagnia "Gaetano Ferrara").
Il 10 settembre 1944 iniziò un nuovo ciclo operativo che interessò la Valsesia. Furono inizialmente dislocate le Compagnie "Domenico Savino", "Plinio Figini" e "Francesco Tedeschi". Qui si scontrarono principalmente con le formazioni comuniste. Le compagnie dislocate in Valsesia presero parte all'operazione Hockland che cominciò il 25 febbraio 1945. Nel corso delle operazioni fu scoperta una importante stazione radio e fu intercettato un grosso rifornimento di armi che aerei alleati avevano destinato alle formazioni partigiane. Il 16 marzo una reazione partigiana su larga scala pose in difficoltà le varie compagnie dislocate nel comprensorio tanto che il presidio di Romagnano Sesia fu costretto alla resa mentre il presidio di Borgosesia fu duramente stretto d'assedio.
Il 24 aprile tutte le Compagnie in Valsesia puntarono su Novara dove si unirono a quelle già in città. Il 25 aprile i reparti ancora in Piemonte, al comando del Tenente Colonnello Ampelio Spadoni, rientrarono a Milano. Mentre transitava nel centro della città, la colonna fu attaccata e bloccata dai partigiani. Il comandante Spadoni, nel tentativo di trattare la resa per tutto il raggruppamento con rappresentanti del CLN, fu separato dal resto dei suoi uomini e preso prigioniero dai partigiani. La truppa, privata del comandante, si arrese diverse ore dopo.
Il 1º battaglione città "Aldo Resega", poi Battaglione "Cuneo"
Il 1º battaglione "Aldo Resega" prese il nome dal federale del Partito Fascista Repubblicano che venne assassinato il 16 dicembre dai gappisti.
Il 23 marzo 1944 il Battaglione, al comando del maggiore Alessandro Bongi, si trasferì a Limone Piemonte. Si trasferirono a Cuneo anche il comandante Colombo e il vice Spadoni che stabilirono il comando a Cuneo. Presidi furono creati nei paesi dei dintorni.
Il 13 aprile 1944 i partigiani uccisero presso Borgo San Dalmazzo l'ardito Enrico Maggi e il meccanico Rinaldo Savi, rimasti in panne col proprio mezzo, e catturarono Ignazio Pagani, ardito di quattordici anni. Il giorno dopo furono effettuati rastrellamenti nell'area e in seguito anche nella zona di Entracque. Il 29 aprile, sempre ad Entracque fu ucciso dai partigiani il segretario del Fascio, seguirono rastrellamenti guidati da Spadoni. Il 17 aprile, a Demonte, dopo essere stato catturato dai partigiani, fu ucciso il diciottenne ardito della "Muti" Domenico Savino, cui sarà intitolata la 2ª Compagnia speciale.
Il 2 giugno i presidi di Ceva e Lesegno furono attaccati dalle formazioni partigiane. Il presidio di Ceva respinse l'attacco mentre il presidio di Lesegno dovette arroccarsi nel castello della città da cui partigiani non riuscirono a snidarli. Considerato troppo esposto il 7 giugno fu abbandonato il presidio di Ormea e gli arditi della "Muti" si trasferirono a Ceva. L'11 giugno i partigiani occuparono nuovamente Lesegno e uccisero alcuni civili iscritti al Partito Fascista Repubblicano. Fortemente ridotto negli effettivi il 21 giugno fu abbandonato anche il presidio di Ceva e tutti i reparti ripiegarono su Cuneo.


Alla fine di giugno il 1º battaglione "Aldo Resega" assunse la nuova denominazione di Battaglione "Cuneo" e incorporò una compagnia già facente parte del 2º Battaglione "Piero De Angeli" che era stata lasciata di presidio a Ceva. Il nuovo 
battaglione fu posto sotto il comando del maggiore Alessandro Bongi. Pochi giorni più tardi cominciò il rientro a Milano di tutti i reparti dislocati nella Provincia di Cuneo e furono sostituiti dalla Compagnia "Savino" e dalla Compagnia "Figini".
Il 2º battaglione provincia "Piero De Angeli"
Il 2º battaglione "Piero De Angeli" prese il nome da un pilota collaudatore dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana che venne assassinato, poche ore prima del federale di Milano Aldo Resega, sulla porta della sua casa di Cusano Milanino il 16 dicembre 1943 a causa della sua fede fascista.
Il 20 marzo 1944 il Battaglione "Piero De Angeli", forte di circa 800 effettivi, al comando del maggiore Luciano Folli, partì per il Piemonte e si acquartierò a Cuneo nella ex sede della GIL.
Il 5 aprile, nell'ospedale della città, morì l'ardito Luigi Russo, gravemente ferito due giorni prima in un'imboscata presso Demonte: è il primo caduto della Muti. Il 1º maggio furono costituiti presidi anche a Ormea, Ceva e Lesegno. Ai primi di giugno i presidi di Lesegno e di Ormea furono rilevati dal 1º Battaglione "Aldo Resega" mentre Ormea viene abbandonata.
Tra il 28 maggio e il 3 giugno il 2º battaglione provincia "Piero De Angeli", ad eccezione della compagnia di presidio a Ceva, partecipò all'operazione "Hamburg" che contemplava rastrellamenti nel Vercellese. Una colonna di arditi della "Muti", attaccata dai partigiani subisce perdite. Cadono il sergente Plinio Figini e sei arditi. La colonna fu costretta a riparare in un'abitazione a Sellaret dove fu stretta d'assedio finché non ricevette soccorso da reparti germanici. Al termine delle operazioni il "De Angeli" rimase a presidiare il Canavese e il Biellese.
Alla fine di giugno il Battaglione fece ritorno a Milano dove fu sciolto, tranne la compagnia dislocata nelle Langhe che unita al Battaglione "Aldo Resega" costituì il Battaglione "Cuneo".

Compagnia "Domenico Savino"
Ai primi di luglio la neo costituita Compagnia "Domenico Savino", al comando del capitano Osvaldo Esposito, si attestò nel presidio di Canelli nell'astigiano. Già il 3 luglio 1944 la compagnia fu impiegata nei
primi rastrellamenti nell'area circostante. L'8 luglio fu inoltre costituito un presidio presso il viadotto ferroviario di Villafranca d'Asti. Il 14 luglio la vettura del capitano Esposito fu fatta oggetto di un attacco partigiano. Nel corso della sparatoria cadde un partigiano mentre fu ferito lievemente il capitano Esposito.
Il 18 luglio la Compagnia "Savino" fu rinforzata dalla Compagnia "Plinio Figini" e il 28 luglio rientrò brevemente a Milano per rientrare in zona d'operazione 5 agosto.
Il 10 settembre 1944 la Compagnia iniziò un nuovo ciclo operativo che interessò la Valsesia. Il 2 ottobre, dopo essere stato preso prigioniero dai partigiani fu ucciso il tenente Curzio Casalecchi che fu, dal governo della RSI, decorato con la medaglia d'argento alla memoria. Il 25 febbraio 1945 la Compagnia prese parte all'operazione Hockland, poi si dislocò a Borgosesia. Quando si scatenò l'offensiva partigiana la Compagnia "Domenico Savino", unitamente alla Compagnia "Francesco Tedeschi" fu cinta d'assedio. Nell'assedio cadde il comandante della Compagnia Amadio Martinelli e un altro ardito. L'assedio fu rotto da un nucleo di dieci arditi della "Bardelli" che al comando del sergente Vitali, rimasti isolati dal proprio reparto per l'attacco improvviso, si diressero presso il comando a Borgosesia su di un blindato a cercare informazioni. Giunti nel paese si trovarono casualmente alle spalle dei partigiani intenti ad attaccare riuscendo così a disperderli.
Il 24 aprile la Valsesia fu abbandonata e la Compagnia si unì a tutte le altre raggiungendo Novara.

Compagnia "Plinio Figini"
Il 3 luglio 1944 la neo costituita Compagnia "Plinio Figini", al comando del capitano Primo Galeazzi rinforza la Compagnia "Domenico Savino".
Il 23 luglio la compagnia, nei pressi di Villafranca d'Asti, fu sorpresa da un bombardamento Alleato. La Compagnia riportò sei caduti, numerosi feriti e la perdita di alcuni automezzi; pertanto il 28 luglio rientrò a Milano.
Il 10 settembre 1944 la Compagnia iniziò un nuovo ciclo operativo che interessò la Valsesia. Il 25 febbraio 1945 la Compagnia prese parte all'operazione Hockland, poi si dislocò a Varallo Sesia.
Il 24 aprile la Valsesia fu abbandonata e la Compagnia si unì a tutte le altre raggiungendo Novara.

Compagnia "Francesco Tedeschi"
Il 25 febbraio 1945 la Compagnia prese parte all'operazione Hockland, poi si dislocò a Borgosesia. Quando si scatenò l'offensiva partigiana la Compagnia "Francesco Tedeschi", unitamente alla Compagnia "Domenico Savino" fu cinta d'assedio.
Il 24 aprile la Valsesia fu abbandonata e la Compagnia si unì a tutte le altre raggiungendo Novara.

Compagnia "Bardelli-Bardi"
Il 22 luglio 1944 la neo costituita Compagnia "Bardelli", al comando del capitano Schieppati sostituisce la Compagnia "Tedeschi" nel presidio di Alba. Due giorni dopo un rastrellamento nei pressi di Alba portò ad un abboccamento con le formazioni partigiane. Il 26 luglio la Compagnia intercettò una formazione partigiana infliggendo diciassette perdite e il 15 agosto altre sette. Il 13 agosto furono catturati diversi partigiani. Altri nove partigiani caddero nel corso di un ennesimo rastrellamento a Bene Vagienna il 30 agosto. Nel novembre parte della compagnia prese parte alle operazioni che portarono allo smantellamento della repubblica partigiana proclamata ad Alba.
Il 3 gennaio 1945, a Grignasco, dopo essere stato preso prigioniero dai partigiani, fu ucciso il tenente Leo Bardi che, dal governo della RSI, fu decorato alla memoria con la Medaglia d'oro al valor militare. In suo onore la compagnia assunse il doppio nome di Compagnia "Bardelli-Bardi".
Il 25 febbraio 1945 la Compagnia prese parte all'operazione Hockland, poi si dislocò a Coggiola. Quando si scatenò l'offensiva partigiana i quindici arditi di presidio si trovavano in perlustrazione e riuscirono a ricongiungersi con il presidio di Romagnano Sesia tenuto dai paracadutisti della "Mazzarini". Qui furono stretti d'assedio dalle formazioni partigiane. Si trattò quindi la resa e alle formazioni fasciste fu permesso, disarmati, di ricongiungersi con le proprie truppe. Il presidio di Romagnano fu abbandonato definitivamente. Il 24 aprile la Valsesia fu abbandonata e la Compagnia si unì a tutte le altre raggiungendo Novara.

Compagnia Speciale "Baragiotta-Salines"
La Compagnia Speciale "Baragiotta", intitolata al brigadiere Celestino Baragiotta della Guardia Nazionale Repubblicana caduto il 23 dicembre 1943 a Pray nel biellese, fu costituita in marzo, al comando del maggiore Italo Salines. La compagnia fu anch'essa destinata al Piemonte e costituì presidi a Caraglio e a Piozzo. Salines fu ucciso a Carrù durante uno scontro a fuoco coi partigiani il 15 giugno 1944. Salines fu insignito dal governo della RSI della medaglia d'argento alla memoria e in suo onore la compagnia assunse il doppio nome di Compagnia Speciale "Baragiotta-Salines".
Ad agosto la Compagnia Speciale "Baragiotta-Salines" fu impiegata a Cortemaggiore e in altre località del piacentino. Il 14 agosto la Compagnia partecipò a un rastrellamento in provincia di Pavia a Varzi appoggiata dalla Compagnia mezzi pesanti "Pietro Del Buffa". Le due Compagnie sono direttamente comandate dal comandante Francesco Colombo. Il rastrellamento in località Pietra Gavina incontrò una forte resistenza che immobilizzò momentaneamente la colonna. Impossibilitata a proseguire la colonna ripiegò su Varzi. Il 16 agosto l'operazione fu sospesa e la Compagnia rientrò a Piacenza. Il 12 settembre la "Baragiotta-Salines" concluse il proprio ciclo operativo e rientrò a Milano.
In seguito all'uccisione del nuovo capo della provincia di Torino Raffaele Manganiello e della sua scorta, il 18 settembre 1944 lungo l'autostrada Torino-Milano la compagnia fu inviata a presidiare l'intera autostrada costituendo presidi nei vari caselli autostradali. Il 24 ottobre, al casello autostradale di Rondissone fu ucciso il sergente Arrigo Varvelli.
Il 15 novembre 1944 la Compagnia prese parte all'operazione "Koblenz" che terminò a metà dicembre e interessò la provincia di Vercelli e di Asti.
Nel 1945 la compagnia si attestò in Valsesia. Il 25 febbraio 1945 la Compagnia prese parte all'operazione Hockland e il 16 marzo, si attestò a Crevacuore. Il 23 aprile 1945 la compagnia rientrò a Milano. La fine della guerra la sorprese a Cernobbio in Lombardia. L'ultimo caduto della compagnia fu l'ardito Gustavo Labò fucilato a Varallo Sesia il 19 maggio.
Impiegata in tutti i teatri di operazione, fu considerata "l'unità di punta" della Legione "Ettore Muti".

A Milano e provincia
A Milano la Muti era acquartierata in cinque caserme, la caserma del comando era in Via Rovello, nei locali del dopolavoro del comune di Milano. In quella struttura vennero organizzati tutti i servizi (fureria, armeria, autorimessa, ecc). Presso la caserma della Legione di via Rovello, fu creato un magazzino per la distribuzione di alimenti e vestiario da cui potevano attingere le famiglie più povere. In provincia le caserme di rilievo furono quelle di Monza, Melzo e Cornaredo. Il compito principale della Legione Muti a Milano era quello di garantire alcuni servizi essenziali e preservare l'ordine pubblico (a questo fine furono attuate spesso operazioni di polizia).


Il 27 agosto fu fucilato il partigiano Giuseppe Pozzi sorpreso con indosso una divisa della Legione "Muti".
Il 15 ottobre 1944 gli arditi della "Muti" parteciparono ai soccorsi in seguito al bombardamento del quartiere milanese di Gorla che causò una strage in una scuola.
Il 17 dicembre 1944 Mussolini, in visita a Milano, si recò al comando della Legione "Muti" in via Rovello dove rese omaggio alla lapide con tutti i nomi dei caduti della Legione. Poi, da un balcone della stessa, tenne un breve discorso ai legionari e alla popolazione accorsa:
« Ognumo di voi deve sentirsi un soldato e fare sua questa consegna: tutto e tutti per l'Italia. »
(Benito Mussolini dal discorso del 17 dicembre 1944 presso la caserma della Legione Muti di via Rovello)
Il 4 febbraio 1945 un attentato nella mensa del "Leon d'oro" provocò la morte di alcuni militi tedeschi e fascisti di cui due arditi della "Muti". Nello scoppio trovarono la morte anche i cinque partigiani che, con imperizia, avevano innescato la bomba.Il 15 marzo 1945 la Legione "Ettore Muti" fu decorata con la Croce di guerra al valor militare.
Il 25 aprile 1945 parte dei legionari della "Muti" scortarono Mussolini fino a Como. Colombo, dopo aver inutilmente atteso i reparti provenienti dal Piemonte, partì per Como il 26 aprile con i circa 200 legionari rimasti ancora a Milano ricongiungendosi con la colonna. Avendo perso Mussolini, nel frattempo ripartito per Menaggio, la colonna fascista stipulò un accordo con il CLN per avere libero transito, ma il mattino del 27 aprile, contravvenendo agli accordi, i partigiani bloccarono la strada presso Cernobbio intimando la resa. I reparti fascisti si arresero e si sciolsero. Anche Colombo si risolse a sciogliere i reparti della "Muti":
« Ragazzi, è finita. Abbiamo tenuto duro fino in fondo. Ci siamo battuti, duramente, perché nessuno pensasse che la nostra sconfitta fosse dovuta a viltà; perché l'onore è necessario ad un popolo per sopravvivere; perché l'Italia riprendesse quel posto segnato da millenni di storia. Ma
ora ho il dovere di impedire inutili spargimenti di sangue. Mi hanno assicurato che quelli che non si sono macchiati di gravi reati saranno lasciati liber. Questo è il momento più brutto della nostra vita, ma dobbiamo sopravvivere. Per il domani, una volta raggiunta la pace, vi sono speranze. Forse molte più di quanto non immaginiamo. E' necessario riaffermare il valore sacro dei nostri principi, i principi del Fascismo. Dovremo denunciare i futuri falsificatori della Storia, indicandoli come dei servili mercanti. La storia della nostra Legione è stata breve ma intensa. Non disperdiamone il seme. »
(Francesco Colombo scioglie i reparti della "Muti" giunti fino a Como)

LA STAMPA 17 DICEMBRE 1944

Battaglione di riserva "Luigi Russo"
Il Battaglione di riserva "Luigi Russo" fu costituito il 1º luglio 1944 e, intitolato all'ardito Luigi Russo, fu posto al comando del capitano Carlo Bonomi. In luglio, a seguito allo scioglimento di tutti i battaglioni "ausiliari" in esso confluirono tutti gli arditi che non intendevano smobilitare in attesa di essere destinati ad una compagnia operativa. Si occupò dell'ordine pubblico a Milano creando presidi stradali.

Compagnia presidiaria "Roberto Muzzana"
La Compagnia presidiaria "Roberto Muzzana" fu costituita 1º luglio 1944 e posta al comando del capitano Pasquale Cardella. Si occupò prevalentemente dell'ordine pubblico a Milano e della scorta ai mezzi di trasporto con i generi alimentari.
Il 15 novembre 1944 aliquote della Compagnia, insieme a elementi della Baragiotta, presero parte all'operazione di rastrellamento, "Koblenz", che terminò a metà dicembre e interessò la provincia di Vercelli e di Asti. Gli uomini della Legione vennero inquadrati nel I° Bataillon/SS-Polizei-Regiment 15, sotto diretto comando tedesco.

Compagnia "Alfiero Feltrinelli"
Costituita il 18 luglio 1944 per inquadrare i giovanissimi volontari (tra i 15 e i 17 anni) non prese parte a nessun combattimento e si sciolse il 30 ottobre 1944.
Reparti "Ricostruzione e Rinascita"
L'iniziativa di creare i nuovi reparti ottenne l'avvallo dell'arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster che vi distaccò due suoi emissari Monsignor Corbella e Monsignor Bicchierai che entrarono a far parte del direttorio.

Compagnia mezzi pesanti "Pietro Del Buffa"
Il 2 luglio 1944, venne istituita una nuova compagnia di supporto: quella motorizzata, che doveva coordinare i mezzi utilizzati, data in comando al tenente Bonacina. Il 29 luglio veniva creato un plotone di mezzi pesanti agli ordini del capitano Bonomi.
L'8 agosto nasceva ufficialmente la Compagnia mezzi pesanti "Pietro Del Buffa", che incorporava tutte le precedenti ed aveva il compito di fungere da unità di supporto d'attacco. Infatti non operò mai autonomamente.
Il 14 agosto una parte della nuova compagnia venne inviata a Varzi dove dovevano contrastare i partigiani del luogo insieme alla Compagnia Speciale "Baragiotta-Salines". Nel febbraio 1945 furono aggiunte altre 3 nuove compagnie a quelle esistenti: mortai, mitragliere e pezzi d'artiglieria di vario calibro.

Ufficio di polizia politica
Alla guida dell'ufficio politico, locato nella caserma di via Rovello, fu nominato il maggiore Alceste Porcelli. L'ufficio politico condusse una dura lotta contro la criminalità comune e contro il fenomeno partigiano nella città
Si occupavano invece di effettuare i fermi i membri della squadra mobile guidati dal capitano Arnaldo Asti.
L'8 dicembre 1944 fu arrestato Giorgio Peyronel, importante leader del CVL. Le informazione date dall'ex capo del GAP Giuseppe Piantoni, catturato il 30 novembre, portarono all' uccisione, il 9 dicembre 1944, di Sergio Kasman, Capo di Stato Maggiore del Comando Piazza di Milano delle Squadre di Azione Patriottica nelle file di Giustizia e Libertà. Kasman, intercettato nel Duomo di Milano ove aveva un appuntamento con l'ex gappista si diede alla fuga ma fu raggiunto da un colpo di pistola. Piantoni oltre a rivelare numerose informazioni diede appuntamenti agli ex compagni di lotta in luoghi già concordati con l'ufficio politico della "Muti" provocando numerose catture.

Il 24 gennaio, in seguito ad una soffiata, la squadra mobile catturò i partigiani Dante Tarantino, Umberto Giaume, Maria Cantù, Arnaldo De Wolf e Angelo Finzi. Quattro furono fucilati nei giorni seguenti e i corpi abbandonati nella periferia milanese. Arnaldo De Wolf, ancora minorenne, fu graziato e in seguito si mise al servizio dell'Ufficio politico provocando la cattura di altri partigiani. Nella abitazione di Maria Cantù furono sequestrati circa due milioni di lire più 800.000 lire trovati addosso a Vito Finzi. Non fu mai chiarita la posizione di De Wolf, se fosse una spia o se avesse semplicemente accettato di collaborare.


Il 20 febbraio 1945 fu ucciso Giuseppe Romanò che, arruolatosi nella Legione aveva svolto opera di spionaggio per le Brigate Matteotti, aveva poi disertato. Il 24 febbraio furono catturati due ex arditi che, dopo aver disertato, rapinavano i negozianti di viale Abruzzi indossando la divisa della "Muti".
Il 2 marzo 1945 fu arrestato Giuseppe Canevari mentre affiggeva volantini antifascisti. Il 2 aprile furono arrestati tre gappisti in compagnia di tre ragazze all'interno dell'albergo Broletto. Due gappisti riuscirono comunque a liberarsi e a scappare, quello rimasto fu immediatamente passato per le armi.
Nell'autunno fu aperta anche una "sezione staccata" presso la caserma Salines guidata dal maggiore Celestino Cairella noto anche come Conte di Toledo.

Ufficio di polizia giudiziaria
Questo ufficio fu diretto da funzionario di Pubblica Sicurezza Ferdinando Pepe inviato direttamente dalla Questura di Milano. Ha come compito principale di mantenere i contatti con la Questura di Milano e di ufficializzare gli arresti.

I caduti della Legione
Secondo le più recenti ricerche il numero documentato dei caduti fra gli arditi della Legione è di 314. Di questi solo 161 al 26 aprile incluso, data in cui tutti i reparti si arresero e consegnarono le armi. I restanti furono sommariamente fucilati e spesso anche assassinati nelle convulse giornate che seguirono la caduta della Repubblica Sociale Italiana. Tra il 1946 e il 1949 furono assassinati dalla Volante Rossa quattro arditi (Bruno Sestini, Giuseppe Celpa, Igino Mortari e Felice Ghisalberti). Felice Ghisalberti, assassinato il 27 gennaio 1949 fu l'ultimo caduto della Legione.

Il processo del 1947 all'ufficio politico della "Muti"
Nel 1947 si svolse un processo che vide imputati quattordici reduci della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti. Quasi tutti appartenevano all'ufficio politico e alla squadra mobile oltre al vice-comandante Ampelio Spadoni. Poiché la Muti non era un corpo militare regolare, le azioni di polizia furono considerate come reati comuni. Le carcerazioni di partigiani furono considerate sequestri, le fucilazioni furono considerate come omicidi e i sequestri di beni come furti.
« Quando ieri mattina gli aguzzini della Muti sono entrati nella gabbia degli imputati, un grido si è levato dalla folla in attesa da alcune ore: "Assassini! A morte!". Ma gli assassini hanno rivolto uno sguardo sprezzante verso il pubblico, hanno alzato le spalle, qualcuno ha sorriso. »
(Articolo sull'Unità (organo ufficiale di stampa del Partito Comunista Italiano) il 25 marzo 1947)
Alceste Porcelli fu condannato a 30 anni di reclusione di cui 10 immediatamente condonati, mentre il vicecomandante Ampelio Spadoni a 24 anni di cui 8 immediatamente condonati. Entrambi ottennero infatti le attenuanti. Arnaldo Asti e altri due membri della squadra mobile furono condannati a morte, le condanna furono poi tramutate in ergastoli.


17-12-1944

“Vogliate rendervi interprete presso tutti i vostri collaboratori e gregari del mio compiacimento più vivo per quanto ho constatato nella mia visita alla sede della Legione...Realizzando nella pratica i postulati del fascismo, la “Muti” deve essere e sarà sempre più degna del nome che adorna le sue insegne: nome di un Eroe che rimarrà imperituro nella storia del fascismo

(Messaggio di Mussolini a Franco Colombo, dopo la visita del 17 dicembre 1944)

 



MUSSOLINI SALUTA LA FOLLA ACCALCATA DAVANTI LA CASERMA DELLA LEGIONE AUTONOMA ETTORE MUTI

La Legione Autonoma Mobile Ettore Muti è sciolta da Colombo alle 8 del mattino del 27 aprile. Il Comandante raduna i suoi uomini nella piazza dell’imbarcadero di Como e comunica loro malinconicamente che il giuramento alla RSI è da ritenersi sciolto. Riaffermeremo ovunque i principi sacri del Fascismo. La storia della nostra Legione è stata breve, ma intensa. Non disperdiamone il seme. Questo è il momento più brutto della nostra vita, ma l’Italia dovrà un giorno riprendere quel posto tracciato da millenni di storia. La nostra battaglia sarà la medesima: lo spirito al di sopra della materia, l’eroismo come legge morale. Sono certo che nessuno di voi, tornando dai propri cari, dimenticherà l’alto insegnamento etico che la Legione, schieramento di punta del Fascismo in armi, vi ha fornito in questo breve periodo. Protettori dei deboli e dei diseredati, amici degli umili, temerari come nessuno in battaglia, voi arditi avete onorato la sacra consegna del Duce e dei nostri martiri. Grazie ragazzi: sono orgoglioso di voi! Quando Colombo pronuncia le ultime parole con cui li congeda, gli arditi hanno gli occhi lucidi, i loro volti sono rigati dalle lacrime. Sentono dentro la loro anima tutto il peso di una sconfitta di civiltà, per realizzare la quale si sono mobilitate le più alte potenze plutocratiche e tecnocratiche della storia. Un immenso sentimento di malinconia, struggente e inspiegabile, rimarrà nell’anima a ricordo dell’esperienza legionaria. Ma quasi tutti, tra loro, saranno uccisi nella via del ritorno. Decine e decine, vittime di stragi, saranno brutalmente eliminati in seguito a torture. Alcuni, non identificati, spariranno bruciati negli inceneritori nei sotterranei della stazione centrale di Milano. Quei pochissimi che, invece, riusciranno miracolosamente a sopravvivere saranno guardati con diffidenza ed ostilità da tutti in quanto “mutini”, “fascisti della Muti”…. Colombo, invece, catturato a Cadenabbia il 27 aprile del 1945 dove era in missione alla ricerca di Mussolini, sarà fucilato a Lenno alle 13 del 29 aprile (non del 28 aprile come hanno riportato erroneamente una serie di storici, copiandosi a vicenda). Quando gli comunicano che Mussolini è stato ucciso, che molti suoi arditi sono stati passati per le armi, dice di voler morire. Dopo il processo-farsa, alla fine del quale apprende dai carcerieri di essere condannato a morte, Colombo risponde soltanto: “finalmente!”. Poco prima di essere fucilato, alla domanda se ha bisogno dell’assistenza spirituale di un prete, risponde: “Non ho niente di cui pentirmi”. Dopo avergli legato i polsi dietro le spalle con un fil di ferro, i partigiani gli chiedono quale è il suo ultimo pensiero. Colombo, con un berretto nero, alla sciatora in testa, molto simile a quello delle Brigate Nere, risponde in dialetto milanese: “Andate a cagare…siete solo dei vigliacchi…Viva il Duce!”. Sereno, fissandoli negli occhi, ripete ai partigiani: “Femm dumà prest” (Fate solo presto!). La raffica di mitra dei partigiani, ormai deceduto il Comandante, tinge di rosso il berretto nero disceso frattanto sul petto. Sono i rivoli di sangue che sgorgano copiosi… Dopo la morte del Comandante, in diversi casi agenti dei servizi segreti anglosassoni penetreranno e perquisiranno le abitazioni dei parenti di Colombo, nella disperata ricerca di documenti altamente compromettenti per la storia dell’Inghilterra, documenti che – è lecito pensare – il Duce, in virtù della stima e della fiducia, dette nelle mani del Comandante. Dopo la guerra, decine di persone si presenteranno a casa del fratello del Comandante, rimasto disoccupato ed osteggiato in quanto legato addirittura da vincoli di sangue all’estremista fascista Franco Colombo, per offrire aiuto e lavoro, in quanto – secondo la loro stessa testimonianza – “ebbero la vita salva grazie al Colombo….”. Lo stesso neofascismo italiano ha sempre ignorato ed in molti casi disprezzato la figura del Comandante Colombo, al punto da preferirgli esplicitamente figure di importazione come ad esempio Degrelle o Skorzeny. Ora, se è vero che queste ultime sono figure degne del massimo rispetto, è anche vero che sono figure completamente estranee, per mentalità ed orizzonti, allo squadrismo fascista rivoluzionario. Viceversa Colombo, incarna fino in fondo l’essenza mistico-squadrista del Fascismo. Ne ha portato fino alle più limpide soglie l’etica di fedeltà e sacrificio. Franco Colombo torna in prima linea dopo l’8 settembre, quando la sorte negativa del fascismo incombe minacciosa. E’ una scelta da autentico testimone. Con estrema coerenza, il Comandante ha rialzato la bandiera nera nel momento della tragedia, servendo con animo da apostolo la più mistica e la più mediterranea delle idee. Si può dunque azzardare che il Comandante della “Muti”, nella Storia, è, dopo il Duce Mussolini, nella schiera dei fascisti più determinati ed intransigenti. Franco Colombo è dunque il simbolo immortale del Fascismo.

Mussolini a Milano, per il discorso del Lirico, sul predellino dell'auto Franco Colombo


4 NOVEMBRE 1944 – MILANO PIAZZA DELLA BASILICA DI SANT’AMBROGIO

SONO CONVENUTE LE MASSIME AUTORTA’ MILITARI PER PARTECIPARE ALLA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA DEELLE FORZE ARMATE. DA SINISTRA ALCUNE DONNE FASCISTE CON LA RESPONSABILE DEI FASCI REPUBBLICANI FEMMINILI SIG. RA  G. JEMOLINI, LA  SIG.RA BRUNA NEGRETTI RESEGA, FRANCO COLOMBO COMANDANTE DELLA “ETTORE MUTI”, VINCENZO COSTA COMANDANTE DELLA BRIGATA NERA “ALDO RESEGA”, UFFICIALI DELLA G.N.R. E DELLE BRIGATE NERE




Articolo di Franco Colombo, pubblicato sul n° 6 
del giornale della Legione Muti "Siam fatti così" 

la Medaglia d’Oro della “Muti”

Agli inizi del 1945 il Comandante della Compagnia “Bardelli”, impiegata nel Biellese, costretto a rientrare a Milano per gravi motivi di famiglia, venne sostituito da altro Ufficiale, arrivato da   Genova, il quale, però si dimostrò non altezza delle aspettative. Per dirne una, non si stabilì a  Varallo Sesia, come il suo predecessore, vicino agli uomini, ma   rimase a Quarona, nella villa dell’industriale Loro Piana, dove si mormorava passasse le serate a giocare a poker. “Operativo”, quindi,   rimase il solo Sottotenente Leo Bardi,  che, però venne fatto prigioniero dai partigiani (o cadde in un tranello, con la promessa di uno scambio di prigionieri, la cosa non è molto chiara). Qualche giorno dopo, il suo corpo venne ritrovato nei boschi, e si conobbero le modalità della morte, che furono alla base del conferimento della Medaglia d’Oro alla memoria al giovane Mutino: “Ardito di sicura fede, caduto prigioniero dei ribelli, veniva sottoposto a giudizio, e condannato a morte. Posto davanti ad un gagliardetto e ad una bandiera rossa, baciava la fiamma della sua passione, gridando: “Viva il Duce”. Portato sul posto della esecuzione, gli veniva offerta salva la vita se avesse rinnegata la sua fede. Respingeva sdegnosamente l’offerta, e si disponeva al supremo sacrificio, dinanzi alla fossa da lui stesso scavata. Fatto segno ad una scarica a salve, veniva risparmiato e condotto in prigione. Dopo due giorni veniva ricondotto dinanzi ai comandanti de Reparti dei ribelli, e nuovamente invitato a rinnegare la propria fede. Al nuovo sdegnoso rifiuto, veniva nuovamente portato sul posto dell’esecuzione, ma, anche questa volta, veniva risparmiato, nell’illusione di poterlo fare ricredere. Per la terza volta, invitato a baciare la bandiera rossa, le sputava contro, e baciava il gagliardetto nero, proclamando la sua indefettibile fede nel Duce e nell’Italia. Condotto per la terza volta all’esecuzione, veniva fucilato, lasciando ei presenti viva e profonda commozione per tanta eroica fierezza e indomita fede”.

(Giorgio Pisanò, Storia delle Forze Armate della RSI, vol. IV, Milano 1982)

 QUARONA, VALSESIA- PRIMAVERA 1945 -

da sinistra il Sergente luigi Vitali, comandante di squadra della Compagnia "Bardelli-Bardi", alla mitragliera l' Ardito Cagnoni. Foto scattata sul ponte all'imbocco del paee


22 FEBBRAIO 1945
Legionari della  Muti, di picchetto allo stabilimento Caproni a Taliedo,
 con al centro il loro comandante Franco Colombo


MILANO APRILE 1945-PAVOLINI ACCOMPAGNA MUSSOLINI NELLA VISITA ALLA LEGIONE MUTI IN VIA ROVELLO

Tratto dall’ opuscolo Monza - Campo 62 Innanzi tutto la Patria, raccontiamo la storia del sergente Plinio Angelo Figini del II Btg. Mobile “De Angeli” della L.A.M. Ettore Muti sepolto al campo dell’ onore di Monza caduto per mano di un imboscata partigiana. Plinio Angelo Figini, figlio di Giovanni e Luigia Rossi, nato a Paderno Dugnano il 17/09/1902, si sposò con Stella Rossi a Monza il 13/06/1936, e ivi risedeva in Via Castelli 3. Fu ucciso il 30/05/1944 in un’imboscata in Valle d’Aosta con i fratelli Rigamonti. Sempre sepolti a campo di Monza . Notizia dell’agguato è data dal foglio clandestino “Il Partigiano “che riporta questo passaggio: Valle d’Aosta - 29 maggio: una compagnia di Camice Nere muove da Castiglion Dora per esplorare la zona montana e rastrellare i nostri presidi. Appena il reparto repubblicano giunge a Torgnon viene attaccato da pattuglie volanti partigiane armate di mitra e bombe a mano. La compagnia di Camice Nere ripiega in tutta fretta verso il fondo valle lasciando sul terreno 10 morti. Lo stesso agguato è citato anche da Roberto Occhi. Una colonna accompagnata da una cinquantina di legionari accompagnata da muli, muove la mattina del 30 da Bard, in Valle d’Aosta, per risalire la Valle di Champorcher dove era stata segnalata la presenza di una formazione di ribelli guidata da un certo “Marius”. La colonna, preceduta da una pattuglia esplorante agli ordini del Sergente Plinio Figini, raggiunge in tarda mattina Salleret senza incidenti. Mentre la pattuglia esplorante inizia ma risalire i tornanti in direzione di Orel, cade in una imboscata nella quale l’intera squadra viene annientata: restano uccisi il Sergente Figini e gli Arditi Ernesto Arcaini, Giulio Giocondi, Pierino Pirola, Ernesto e Carlo Rigamonti, Ortone Turati; vengono invece catturati gli Arditi Antenore Gelmini e Oreste Vitali. A suo nome venne intitolata una compagnia della Muti che operava nel vercellese. I corpi del Figini, dei fratelli Rigamonti arrivarono da Milano (dalla Muti di via Rovello) per la sepoltura il 23/06/1944.

GIUGNO 1944
IL FUNERALE DI GIUSEPPE RUGGERI VENTENNE, UCCISO CON L’ ARDITO ANTONIO TASCA










 ENTRAMBI  DELLA LEGIONE AUTONOMA ETTORE MUTI, SVOLTOSI A GRAGLIA . IL PADRE ACCOMPAGNA IL FERETRO DEL FIGLIO GIUSEPPE . I FUNERALI SI SVOLSERO UNA PRIMA VOLTA NELLA CHIESA DI MUZZANO, SULLA STRADA CHE PORTA AL SANTUARIO DI GRAGLIA  INSIEME AD ALTRI 4 O 5 CADUTI. POI A MILANO,  ALLA PRESENZA DEL COMANDANTE FRANCO COLOMBO, VENNE CELEBRATA UNA MESSA SOLENNE  CON MOLTE PIU’ BARE DI CADUTI. ANTONIO TASCA  CADDE PER PRIMO,  RUGGERI LO  SEGUIVA IN BICICLETTA, L’ AGGUATO AVVENNE DOPO UNA CURVA.  IL RUGGERI APPENA SENTITI GLI SPARI, LASCIO’ LA BICI E IMBRACCIATO IL MITRA CORSE IN SUO AIUTO. FU FREDDATO ALLE SPALLE. I PARTIGIANI SI ERANO APPOSTATI DIETRO  DELLE STERPAGLIE IN ATTESA DEL LORO PASSAGGIO. 

il Battaglione “Redenzione e Ricostruzione”
Fotografia, all’interno della Caserma “Fratelli Bergamaschi”, del Reparto R.R. (Redenzione e Ricostruzione) creato per volontà del Comandante della Muti, Franco Colombo, per utilizzare in lavori di pubblica utilità renitenti o sbandati.  Sulla tuta blu gli appartenenti al Reparto portavano una fascia con la scritta in giallo “R.R. Ettore Muti” Ai primi di marzo del 45, gli arruolati erano circa 1.500
Una delle iniziative più riuscite di Colombo –in perfetta linea con il suo convincimento, espresso anche a Mussolini, che nessuno era mai definitivamente “perduto”- fu la costituzione, nell’ambito della Muti, di un Battaglione “Redenzione e Ricostruzione”, nel quale confluirono renitenti, piccoli delinquenti ed anche ebrei (così sottratti a “pretese” tedesche).
Ecco come l’avvenimento fu riassunto nel “brogliaccio” del Reparto:
“20 ottobre 1944: In perfetta intesa con il Capo della Provincia è stato costituto, pe iniziativa del Comando legione, il Reparto “RR”, Redenzione e Ricostruzione.
Il Reparto, che sarà regolato da norme speciali, e la cui disciplina è quella militare del tempo di guerra, sarà adibito a lavori di sgombero delle macerie, oltre a quelli che si renderanno necessari nell’interesse nazionale e cittadino.
Esso sarà composto da renitenti alla leva militare e da coloro che incorreranno in pene annonarie. Il reclutamento dei singoli avverrà previa visita medica”
Il 4 novembre, in occasione di un bombardamento su Milano, il Reparto entra in azione, e, come nota orgogliosamente il redattore delle note: “I componenti del Reparto si sono comportati ottimamente sotto ogni punto di vista”

Franco Colombo, Comandante della Muti scrive a Mussolini  il 6 febbraio del ’45:
“Una delle maggiori, se non la più grave delle disgrazie d’Italia, nella dispersione delle coscienze, è che oggi si è perduta, da gran parte degli Italiani, la nozione del bene. Le cause sono note e si riassumono nelle tragiche vicende dei due ultimi anni. Si ritiene che sia preciso dovere di ogni italiano che ritenga seriamente contribuire alla rinascita della Patria, cercare di porre rimedio a tanto male. Gli organismi che possono tendere a tale scopo sono le formazioni R.R. (Redenzione e Ricostruzione). Con spirito fraterno, come voi volete, del quale dovrà essere permeato ogni atto…si dovrà andare incontro agli individui che per qualsiasi ragione, non gravissima, sono attualmente perduti….Con ciò verrebbe ad essere esclusa ogni caratteristica di pena alla Formazione, tornano a quel concetto che più si concilia con la dignità umana, predicato dal fascismo, che non fa risiedere nella pena, inflitta con carattere di odiosità, il rimedio al male, ma sebbene nella correzione, riportando –e qui lo si vuol fare attraverso la sanità e la dignità del lavoro- l’elemento fuorviato ad agire in modo retto e proficuo alla vita nazionale”
(in: Luca Fantini “Gli ultimi fascisti, Franco Colombo e gli Arditi della Muti”, Città di Castello 2007)
STAMPATO A MILANO IN VIA SENATO 38



Dal numero 6 (luglio 1944) di Siam fatti così, il giornale della Muti
 una carta di presentazione


 il corsivo che riferisce l'aneddoto (che poi era un fatto vero, tanto che Nuto Navarrini -vicino agli ambienti della Legione- ne fece anche uno scketch nella sua rivista a teatro)
 di Colombo a rapporto coi suoi uomini

Sui fatti di Oropa, la versione della Muti 
e una lettera di chiarimenti del Vescovo di Biella
(dal n° 4 -Giugno 1944- di "Siam fatti così")
IL “CUOCO DI SALO’”
“Nella scuola di viale Lombardia, erano arrivati intanto due funzionari del Partito Comunista, con il compito di aiutare ad esaminare e giudicare i fascisti arrestati. Erano spietati, ed era quasi impossibile opporsi alle loro decisioni…..Alle 14, un gruppo di esagitati portò da me un Sergente della “Muti”. Era alto, corpulento, di circa 45 anni, portava una barbetta e aveva un aspetto fiero. Non mostrava paura. Disse subito: “Mi rendo conto di avere poco da vivere. Ma alla “Muti” ero Sergente di cucina. Non ho mai impugnato un’arma”. Proseguì: “Riconosco, però, di essere sempre stato un fascista, e lo sono tuttora”.
Non l’avesse mai pronunciata, quet’ultima frase. La gente attorno a noi era aumentata, e aveva udito tutto: “A morte subito !” fu il grido che si levò. Me lo strapparono davanti, e venne condotto fuori. Fece pochi passi, malmenato da tutti…. Sentii l’uomo che gridava: “Se volete fucilarmi, fatelo subito qui, non portatemi in piazza”. Il furore della folla era tale, che fu subito esaudito. Si appoggiò al muro, si aprì la camicia, e gridò: “Sparate qui !”. Una scarica di mitra lo stese al suolo. Non avevo mai visto un uomo morire con tanta dignità e tanto coraggio”
(Bruno Lonati, “Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità”, Milano 1994)
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IL VERO SVOLGERSI DEI FATTI IN UN COMBATTIMENTO FRA LE ESIGUE FORZE E MALE ARMATE MILIZIE DELLA R.S.I. E LE PREPONDERANTI FORZE PARTIGIANE BIELLESI

 La relazione di un comandante della "Muti" in due giorni di missione 
con soli 15 militi al seguito